La nostra storia

Il movimento delle Università Popolari si è sviluppato e diffuso soprattutto nel primo decennio del XX secolo, ma già nella prima metà del XIX secolo se ne conoscono esperienze in Danimarca e Svezia, ed alla fine dello stesso secolo, anche in Inghilterra. La diffusione fu rapida nei paesi dell’impero britannico, in Belgio, Francia, Austria, Germania, Svizzera, Olanda, Ungheria e persino nella Russia degli zar, compatibilmente con la censura.
Tutta l’Europa era attraversata da questo interesse per l’istruzione popolare come qualificato mezzo di emancipazione proletaria. Sorsero associazioni di studenti con il proposito di diffondere l’istruzione tra il popolo per mezzo di conferenze, dibattiti, distribuzione di opuscoli e libri; si mobilitarono uomini di cultura, intellettuali, dirigenti politici (soprattutto socialisti ed anarchici) e sindacali.

In Italia, il disagio economico rendeva difficile a gran parte della popolazione acquisire quelle conoscenze elementari che avrebbero consentito di vivere e di lavorare meglio. La Scuola era privilegio di pochi e l’Università appariva ancor più inaccessibile.

Così, anche in Italia, tra il 1900 ed il 1902, nacquero Università Popolari: a Torino grazie ad una sinergia tra un gruppo di intellettuali ed associazioni operaie; a Roma grazie ad un gruppo di docenti, a Venezia fu invece il comitato operaio della Libera Scuola Popolare a farsene carico; a Milano venne fondata da gruppi di impiegati e lavoratori; a Padova da studenti universitari; a Bologna dalla Lega Operaia e dall’Associazione Universitaria. Nel 1901 aprirono anche Pisa, Messina, Napoli, Livorno, Ferrara, Palermo, Mantova, Trieste, Genova, Benevento, Piacenza, Firenze, Alessandria.

 

Questa esplosione di esperienze in Italia non potrebbe essere capita senza considerare il ruolo fondamentale che svolse la rivista denominata appunto Università Popolare, che venne fondata a Mantova nel 1901 e diretta dall’anarchico Luigi Molinari fino al 1918.
Fu questa rivista a far conoscere in Italia le esperienze in corso all’estero e ad essa fecero riferimento tutte le Università Popolari italiane man mano che nascevano e si organizzavano. Il dibattito pedagogico sulla rivista era reso vivo dal grande significato politico che si attribuiva al binomio educazione popolare - emancipazione proletaria ed all’impostazione laica, scientifica, non-dogmatica delle attività culturali che dovevano caratterizzarle.

Le Università Popolari italiane iniziarono ad impegnarsi non soltanto istruendo un numero sempre crescente di cittadini di ogni età e condizione sociale, ma anche coinvolgendo professionisti ed illustri uomini di cultura che desideravano offrire parte del loro tempo e delle loro competenze in questa impresa che appariva loro come una sfida affascinante e, per l’epoca, “anticonformista". Lo stesso aspetto organizzativo suscitava grande scambio di idee affinché le università popolari raggiungessero anche i piccoli centri ed avessero un forte legame con le organizzazioni operaie.


La Spezia, dopo la costruzione del Reale Arsenale e l'esplosione demografica conseguente, da borgo si era trasformata in una città operaia. Quindi, il 23 novembre del 1902, anche alla Spezia nasceva una Università Popolare, sulla spinta di eminenti personalità della cultura che credevano negli ideali di giustizia e libertà e nell’elevazione delle classi più deboli e più bisognose. Infatti, fu grazie al personale impegno di noti cittadini fra i quali il Prof. Luigi D'Isengard, l'Ing. Edmondo Verde, il Dott. Ubaldo Mazzini, il Sindaco Giulio Della Torre, l'Avv. Luigi De Nobili, l'Avv. Cesare Federici, il Deputato Prospero De Nobii, i Professori Giovanni Capellini e Paolo Mantegazza, l'Avv. Filippo Bruschi, il Marchese Manfredo Da Passano, Presidente della Società di Incoraggiamento, che, sommato alla collaborazione delle autorità amministrative e delle società mutualistiche locali e alle pressioni della piccola e media borhesia urbana, intenzionata ad emergere anche attraverso l'emancipazione intellettuale, fece dotare anche la nostra città dell'Università Popolare.

Per onor del vero, il progetto, era nato nel 1901 da un'idea della Società di Incoraggiamento locale e del Comitato permanente degli Operai dei R.R. Arsenali Marittimi, con l'appoggio della Società di Mutuo Soccorso Fratellanza Artigiana. Esso si proponeva "di contribuire al maggior incremento dell'istruzione popolare offrendo a chi altrimenti non potrebbero procurarseli, una molteplice serie di insegnamenti pratici e sistematici sopra le materie, che meglio interessavano la cultura tecnica e professionale".

I corsi, tutti serali, di svolgevano fra gennaio e aprile presso il Teatro Civico ed ogni materia veniva esposta al massimo in dodici lezioni, una per settimana in un giorno fissato. Per il primo anno di esercizio, ventuno furono gli insegnamenti impartiti dai più noti docenti e professionisti cittadini. La tassa di iscrizione, minima di 2,50 lire e massima di 5,00 lire, dava la possibilità ai partecipanti di assistere a lezioni di chimica, economia, contabilità e diritto, meccanica, ed elettricità industriale, sociologia e storia, letteratura e lingua francese, igiene e parassitologia.

La Società di Mutuo Soccorso Fratellanza Artigiana, forte dell'esperienza conseguita a partire dal 1886, con la costituzione della Scuola serale e domenicale d'Arti e Mestieri, un istituto di secondo grado al quale erano ammessi gli studenti soltanto dopo aver sostenuto l'esame di terza classe e se di età superiore di 11 anni, incoraggiò lo sviluppo e il consolidamento dell'iniziativa: tra i 24 membri che componevano il Comitato Permanente di vigilanza figurava infatti il Presidente della Società , Filippo Bruschi.

Purtroppo un' ombra offuscò la vita del Sodalizio; quel ventennio di dittatura in cui furono sciolte tutte le Associazioni ove aleggiava il sentimento di libertà e di democrazia. Nel dopoguerra, l'Università popolare spezzina riprende le sue attività solo negli anni Settanta, nei locali della Società di Mutuo Soccorso Unione Fraterna, grazie alla volontà del suo compianto Presidente, Sen. Gianfranco Mariotti.

Fino a che, nel 1999, la svolta. Grazie a tre promotori: S.M.S. Unione Fraterna e Fratellanza Artigiana, Auser e Aidea (poco tempo dopo sostituita con Coop Liguria), l'Università Popolare, con il patrocinio del Comune e della Provincia della Spezia, viene ricostituita, mantenendo gli stessi principi ottocenteschi con i quali era stata fondata ovvero quelli di avvicinare alla cultura tutti i ceti sociali, specialmente quelli più emarginati, senza distinzione di età, sesso, confessione religiosa, etnìa.

L’evoluzione portata dai tempi nuovi, unita però alla salvaguardia di quei valori morali che sono indispensabili al vivere civile, consente alla nostra Unipop di mantenersi non solo come culla di cultura, ma anche come naturale luogo d’incontro sul piano umano, nel segno di una distensione tanto più rara quanto più le vicende del mondo sembrano essere orientate verso l’intolleranza.

Oggi l’Università Popolare della Spezia è una bella realtà territoriale, una vivace associazione di promozione sociale in costante aumento sia nel numero di soci che nelle attività proposte, non trascurando quanto per motivi di ordine diverso può apparire attuale. Fiera dei suoi oltre centodieci anni di storia, offre ai propri soci un servizio di crescita culturale svolgendo corsi relativi ai più diversi argomenti, promuovendo attività di educazione permanente degli adulti, mediante corsi di insegnamento teorico e pratico a carattere formativo, informativo e di aggiornamento.


Oltre ai corsi e conferenze, si organizzano gite d’istruzione, visite culturali per mostre, attività sportive e ricreative (Camminiamo insieme) cineforum, conferenze-concerto e partecipazione alla stagione operistica del Teatro "C.Felice" di Genova che promuovono socialità e formazione e affinano il gusto artistico e critico sul piano estetico e scientifico.